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Fare musica oggi
Renzo Cresti, Fare musica oggi, difficoltà e gioie, con 30 interviste, Del Bucchia, Viareggio 2010
 
 
 Questo libro si rivolge a tutti coloro, musicisti, artisti, uomini di cultura e appassionati delle cose contemporanee, che hanno a cuore le problematiche della nostra civiltà, la quale ha subito una forte e veloce trasformazione nel passaggio dal cosiddetto moderno al postmoderno.
 
Renzo Cresti, che molti libri ha dedicato alla musica contemporanea, nel suo saggio introduttivo ripercorre alcuni momenti fondamentali della cultura musicale dei decenni 1940-80 e approfondisce i cambiamenti che sono avvenuti negli ultimi anni e che sono tuttora in atto. Lo stesso Cresti, assieme a giovani studiosi quali Ilaria Biagini, Debora Pioli, Beatrice Venezi intervistano personalità come:
 
Rocco Abate, Antonio Agostini, Maurizio Agostini, Antonio Anichini, Riccardo Arrighini, Claudio Josè Boncompagni, Giuseppe Bruno, Giancarlo Cardini, Gianmarco Caselli, Francesco Cipriano, Gianvincenzo Cresta, Giulio D'Agnello, Paolo De Felice, Girolamo Deraco, Carlo Deri, Federico De Robertis, Manfred Giampietro, Gaetano Giani Luporini, Stefano Giannotti, Massimiliano Giusti, Arduino Gottardo, Cristina Landuzzi, Giorgio Lazzarini, Giampaolo Lazzeri, Mauro Lupone, Guido Masini, Carlo Pedini, Saverio Rapezzi, Marco Simoni, Valter Veroni.
 
Ne escono fuori delle vive testimonianze che vanno a toccare i principali temi del pensare, scrivere, fare, organizzare musica senza distinzioni di generi.
 
Questo libro prosegue il ‘progetto musica' inaugurato per l'editore Marco Del Bucchia con il libro di Renzo Cresti su Franco Calabrese nella storia del teatro lirico italiano e nasce «dall'esigenza di fare una fotografia sull'attuale panorama della cosiddetta musica contemporanea e quindi di svolgere alcune riflessioni sulle gioie e dolori di una musica che si pone nel lato in ombra rispetto a quello fin troppo assolato e stordente della musica leggera e che costituisce la nicchia della musica classica di repertorio» (dalla prefazione di Renzo Cresti).
 


Indice del libro
 
 Intrecci e posizioni, una prefazione
 Sulle difficoltà di abitare il proprio tempo, un problema di posizionamento
 La Neue Musik, uno sguardo retrospettivo
 1976: dal moderno al postmoderno
 Ipermoderno: dalla storia alla geografia
 Da Webern a Stravinskij
 Il concetto di intreccio
 Dimmi che musica fai e ti dirò chi sei: jazz, musical, musica da film, musica bandistica, rock, pop, canzone d'autore, teatro canzone e altre meraviglie
 Scrivere ciò che scrivendo si profila
 Fase terza e quarta (nonché ultima)
 L'e(ste)tica e la bellezza nell'età globalizzata 
 

 
Dalla Prefazione di Renzo Cresti:
 
Questo libro nasce dall'esigenza di fare una fotografia sull'attuale panorama della cosiddetta musica contemporanea e quindi di svolgere alcune riflessioni sulle gioie e dolori di una musica che si pone nel lato in ombra rispetto a quello fin troppo assolato e stordente della musica leggera e che costituisce la nicchia della musica classica di repertorio. Si fa impellente riflettere sulle difficoltà di vivere il proprio tempo in un'epoca dove l'entropia impedisce una consapevolezza chiara dei fatti che mutano con una velocità tale da non consentire una loro assimilazione. Dal modderno al postmoderno all'ipermoderno (o società post-industriale globalizzata) solo chi possiede il dono di una mente agile e prensile è in grado di sintonizzarsi con i fatti in perenne movimento; vi è un'enorme difficoltà di essere in accordo con le culture del proprio tempo, ma è solo la relazione con il proprio tempo (la quale può avvenire in mille modi) che conferisce forza denotativa e significanza esplicita al proprio fare. Testo e contesto non possono essere scissi, non nella prospettiva dell'art engagé , ma in quella che, in ogni epoca storica, richiede all'artista di attraversare il proprio spazio/tempo, con occhio vigile, mente consapevole e cuore aperto.
 
Rispetto a un eccesso di intellettualismo e di formalismo che si notava nei decenni di pieno novecento, dalla fine del secolo scorso a oggi si constata, al contrario, un eccedenza di istintività e di pragmatismo, sembra quasi che il compositore scriva così come gli viene, ovviamente con alla base una cultura che gli consente di avere comunque dei punti di riferimento e delle capacità analitiche. Il fatto è che scrivere ciò che scrivendo si profila è indubbiamente il metodo migliore per superare ogni impasse e ogni difficoltà, ma per farlo occorre una preparazione tecnica straordinaria che permette alla mano di scorrere senza ostacoli e un'altrettanto meravigliosa dote di musicalità che consente alla scrittura di essere profondamente e immediatamente comunicativa. Queste qualità sono concesse a pochi.
 
Le difficoltà riguardano anche il saper sciogliere il nodo dei rapporti fra generi e stili musicali diversi, fra culture e prospettive differenziate, così come riguardano le relazioni fra il concetto di forma e le varie contaminazioni, le correlazioni fra la ricerca e l'espressività, si crea una fitta rete di interconnessioni che produce quell'intricato e affascinante intreccio che chiamiamo contemporaneità. Purtroppo i musicisti non sempre hanno i mezzi culturali o semplicemente il tempo e la voglia di studiare il loro fare musica in relazione alle dinamiche socio-culturali che hanno d'intorno, tutti presi come sono a percorrere la strada che hanno intrapreso, che non è detto che sia quella che garantisce loro il tragitto migliore, ma ch'è la via più comoda per i loro pensieri e per il loro operare e più adatta a immettere i loro prodotti in una nicchia di mercato di riferimento. Questa potente ossessione al proprio fare è un tratto che caratterizza in senso positivo ogni artista, era tipico anche delle generazioni precedenti, ma se diventa esclusiva produce un forte strabismo che non consente di vedere come testo e contesto siano complementari e interdipendenti, come il fare individuale sia poca cosa e destinato a ripetersi e a inaridirsi se non viene costantemente alimentato dal contatto con il complesso degli elementi che costituiscono l'intreccio, all'interno del quale – volente o nolente – ogni compositore è situato.
 
Leggendo le risposte alle interviste si percepisce la difficoltà di posizionarsi e di collocare la propria opera in un sistema di relazioni che paiono spesso sfuggire alla visione complessiva del musicista il quale tende a sopperire, in maniera più o meno consapevole, a questa deficienza abbracciando un pragmatismo stilistico che lo porta a relazionarsi alla concretezza del proprio quotidiano ossia a scrivere quello che ha imparato a scrivere. Ovviamente questo imbarazzo critico che si risolve in un'accettazione di ciò che ci circonda non è legato all'ignoranza dei musicisti ma è proprio dell'epoca in cui vivono, la leggerezza dell'essere e il pensiero debole avvolgono questi anni come un sudario. Interessante è la ri-contestualizzazione del fare musica oggi alla luce delle considerazioni espresse dai musicisti di questo volume.
 
Vi è chi percorre le nuove strade maestre della geografia attuale ipermoderna e chi continua a percorrere le vecchie vie che partano dal moderno; in questo continuo riposizionamento è impossibile dare un giudizio di valore in quanto vi sono molte e mutevoli scale di riferimento, è solo possibile dare un giudizio di posizione.
 
Negli ultimi vent'anni è aumentata l'offerta di musica, ma si è abbassata la sua qualità ed è diminuita la capacità dei compositori di andare a fondo delle cose, di produrre quell'affondo di cui parla Adorno, così come è diminuita la capacità di ascoltare con attenzione, l'ascolto passivo regna sovrano nell'epoca ludica. Teatri, istituzioni musicali, associazioni, radio, mass-media in genere sono assorbiti totalmente dagli interessi del botteghino e propongono sempre la solita musica che non informa sul dibattito culturale in atto, che non educa al nuovo e a stare al passo col proprio tempo, funzionale al luogo comune, alle anime dormienti, al mercato. Occorrerebbe una nuova antropologia che riponesse al centro della società l'uomo col suo infinito interiore e con la sua volontà di far parte della collettività.
 
Si è coinvolto nella riflessione una serie di musicisti volutamente diversi fra loro sia a livello generazionale sia per la loro provenienza culturale sia per educazione musicale sia per finalità dei loro progetti sia nei modi di realizzarli e di esprimerli, proprio la diversità si fa garante del molteplice ch'è il vero soggetto della contemporaneità. Anche a livello stilistico o di genere si realizza, grazie alla diversità, l'intreccio tipico del nostro spazio/tempo, dove le idee e il fare si accavallano l'una sull'altra e difficile diventa il discernere le cose buone da quelle banali. Per queste problematiche si veda il mio saggio introduttivo, nel quale ho tenuto intenzionalmente fuori i compositori coinvolti in questo volume perché, per affrontarli tutti con serietà, avrebbe significato entrare nel particolare delle loro posizioni, magari con saggi individuali, cosa che non è nelle intenzioni di questo lavoro; d'altra parte l'aver coinvolto questi personaggi è già in sé un atto di stima e, in questa prospettiva, il lettore ha la libertà di fare i collegamenti e le considerazioni che ritiene opportuno (senza alcuna influenza da parte mia).
 
Le domande seguono un filo rosso, addirittura a molti compositori si sono rivolte le stesse domande, per delimitare il campo di interessi e rendere il più possibile omogeneo il dibattito virtuale. Ne sono uscite molte testimonianze, dai toni e dai contenuti parecchio discordanti, che rappresentano un buono spaccato della realtà, della situazione in atto.
 
Senza alcuna pretesa di completezza, i musicisti invitati rispondono a un criterio geografico ossia sono quasi tutti musicisti che gravitano intorno alla Toscana del nord (da Firenze a La Spezia , con alcune eccezioni a campione) e molti di loro sono legati in maniera più o meno diretta all'associazione CLUSTER (di cui sono il direttore artistico). Gli intervistatori appartengono a un gruppo di giovani e valenti musicisti e scrittori lucchesi, fra i migliori che ho conosciuto durante i miei quasi 30 anni di insegnamento all'istituto “Boccherini” e nei 3 anni e mezzo in cui ho fatto il direttore. Complimenti a tutti.
 


 www.delbucchia.it



Il volume è stato presentato a Bologna, 11 ottobre 2010, presso l'Associazione Padre Martini, nella splendida biblioteca di Padre Martini nel convento della Chiesa di san Francesco. Poi è stato presentato a Firenze, per il G.A.M.O., 28 ottobre 2010; quindi a Lucca per l'associazione Cluester, a Milano, Teatro Dal Verme (14 dicembre 2010), a Camerino (27 maggio 2011); il 27 orttobre 2011 è stato organizzato un convegno sui temi trattati nel libro, presso l'Auditorium della Foindazione Banca del Monte di Lucca.






Renzo Cresti - sito ufficiale