"Matteo Segafreddo, un compositore fra memoria e innovazione", a cura di Alessandro Cabianca, Prefazione di Renzo Cresti
Matteo Segafreddo, un compositore fra memoria e innovazione", a cura di Alessandro Cabianca, Prefazione di Renzo Cresti, Distema edizioni, Treviso 2024.Dalla Prefazione di Renzo Cresti
Matteo Segafreddo ha ponderato molto sui rapporti fra le arti, toccando discipline diverse che la sua intelligenza ha messo insieme: dalla psicologia alla sociologia, dalla pedagogia alla filosofia. fino alle discipline scientifiche che hanno costituito per lui una sorta di argine per contenere e indirizzare l’esuberante creatività. Il vero sposalizio è avvenuto con la parola e con le immagini, instaurando una relazione partecipata emotivamente seppur controllata razionalmente e studiata in numerose pagine preparatorie alla realizzazione dell’opera, nelle quali il maestro gettava le basi concettuali che dovevano sorreggere e controllare la sua esuberante creatività.
Proprio questa capacità di unire, discipline e persone, è stata ammiratissima e costituisce il tratto distintivo di un musicista aperto e colto, disponibile e schietto, per il quale l’erudizione non è un punto di arrivo ma solo la partenza per gettare basi solide all’estro e all’inventiva. Caso più unico che raro. Un esistenzialismo di fondo rende l’operatività di Segafreddo costantemente legata al vissuto, sapendo che il vivere è più del concepire e che l’esistenza non si auto-alimenta ma si nutre di contatti umani, sociali, culturali.
La figura di Segafreddo si staglia con fulgida intelligenza e passione nel panorama della musica italiana degli ultimi quarant’anni. Il suo ingegno e sensibilità illuminavano le molteplici attività di cui si occupava, con onestà intellettuale e rettitudine etica, aspetti che devono essere sottolineati in un mondo dove l’interesse personale, l’egocentrismo e il presenzialismo la fanno da padroni. La sincerità e l’integrità del suo pensiero si risolvevano in un fare artistico sfaccettato che ora riguardava l’amata composizione ora la musicologia ora la didattica ora l’organizzazione culturale, mai fra loro staccate, anzi, l’una aiutava l’altra in un reciproco scambio di sollecitazioni, di idee e realizzazioni.
Il rapporto fra le arti e le varie discipline culturali era fluttuante perché non rispettava un unico modello, ma si articolava di volta in volta seguendo quello che era il progetto. Non vi era un paradigma definito una volta per tutte. La relazione fra la musica di Segafreddo e i riferimenti poetici, letterari, teatrali, pittorici, filosofici, e(ste)tici era mutevole perché differenti erano le sollecitazioni e gli orientamenti. Nel rigore metodologico che analizzava con precisione il come pensare e scrivere, il cosa e il perché ossia la relazione, la finalità, la situazione e il gesto erano lecitamente mutevoli, in quanto legati ai singoli progetti operativi, dai quali l’opera derivava e si esprimeva. L’adattabilità alle varie situazioni culturali era un dono anche del Segafreddo didatta, che non si poneva in cattedra ma sapeva colloquiare con gli studenti, e del Segafreddo organizzatore che si relazionava ai contesti socio-culturali e al pubblico che aveva di fronte.