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Pippo Molino, la musica come testimonianza
La musica come testimonianza
 
 
 
Con Pippo Molino (Milano 1947) ho sempre avuto un bel rapporto sotto il segno di un'assoluta correttezza. Le nostre posizioni non sempre combaciano, ma combacia perfettamente il nostro rapporto di stima e di reciproco rispetto. In un ambiente, come quello della vita/musica contemporanea, dove, pur nel ridicolo di una nicchia minuscola, ci sono molti furbi e pochi onesti, molti tecnici e pochi uomini, molti interessi e poca spiritualità, molta ideologia e poca sincerità, la figura di Molino mi rincuora e gli sono grato non solo di essermi amico, ma anche di essermi spesso da esempio positivo. Spero che Arcipelago musica, la bella iniziativa che ha ideato a Milano, si possa incrementare, così come le sue capacità di studioso lo portino a ulteriori prove nel settore dell'analisi.
 
Pippo Molino ha sempre inteso la sua attività non come qualcosa di speculativo o per far carriera, ma la vive come urgenza interiore, per cui s’è messo al servizio della collettività come organizzatore e porge la sua produzione compositiva come testimonianza. In una città come Milano, dove si respira la presunzione di credersi al centro del mondo, è difficile imbattersi in musicisti ingenui, genuini e puri, nell’accezione del grande Niccolò Castiglioni (non a caso isolato dal Palazzo), ancor più difficile è scovare uomini puliti dentro, perché quasi tutti si vendono per ricevere qualche misero favore dalla Nomenklatura musicale. Uno che è al di fuori dai compromessi professionali e soprattutto fuori dal disumano covo di vipere è il milanesissimo Pippo Molino (figlio del celeberrimo disegnatore e giornalista Walter).
 
Il canto ritrovato è una partitura che Molino ha scritto nel 1980, un pezzo chiave per capire la produzione del Maestro milanese, infatti, da questo brano in avanti, con molte differenziazioni di utilizzazione tecnica, utilizza, come base di partenza per la scrittura, un canto da lui precedentemente composto che poi viene trasferito nel tessuto compositivo attraverso tecniche più o meno strutturalistiche, però sempre rispettose nei confronti dell’immediatezza d’invenzione.
 
Gran parte dell’arte del nostro secolo si è interessata solo al come dire una cosa, Molino è interessato anche al che cosa e al perché, sposando una posizione profondamente etica, direi morale. Il lavoro di Molino non è mosso soltanto dalla ricerca di percorsi e sonorità nuove, ma da una necessità comunicativa che filtra e ammorbidisce il tessuto lessicale.
 
Negli ultimi lavori il rapporto fra invenzione e struttura è contenuto nella fisiologicità del gesto risultante, il gusto dello specialista per la forma non è mai scisso dalla volontà espressiva, dalla finalità di arrivare al cuore dell’ascoltatore. La duttilità del segno rende naturale il ricorso alla parola cantata e perfino l’approdo al teatro, la musica viene così permeata di umori e passioni.
 
La produzione di Molino è un evolversi del rapporto tra il che cosa e il come che dal rapporto col perché si evolvono. La dialettica fra l'intervallistica dello strutturalismo e una forma e una ritmica assai precise e chiarificatrici costituisce il modus operandi di Molino, il quale inizia a lavorare partendo da una linea melodica da lui stesso pre-composta, poi trasferita nella composizione con tecniche di varia natura, sempre attente alla trasparenza. Il rapporto fra invenzione e struttura costituisce quindi il filo rosso dell'esperienza musicale di Molino, anche nelle opere recenti, come l'atto unico teatrale La pretesa umana (1991) e in altri lavori da camera.
 
Fra le sue composizioni recenti sono da segnalare il Concerto per flauto e archi (2002) e Che fai tu, luna in ciel? per voce recitante e orchestra (2003).
 
Da ricordare anche l'attività di organizzatore, ha recentemente fondato "Arcipelago musica" ed è stato nominato Direttore artistico del Teatro di Rovigo, e di didatta (è da poco uscito un suo trattato sulla musica tonale).

Di recente Molino a pubblicato un bel cd, edizioni Itaca www.itacalibri.it che presenta la struggente Suite Leopardi, un modo dolce e positivo di affrontare la poetica del grande recanatese; inoltre, 5 Frammenti per chitarra e il Concerto per flauto e archi, lavoro che condensa la poetica di Molino.


 
Da R. Cresti, Pippo Molino o del canto ritrovato, in Rivista "Il Pasquino musicale", anno II, Latina, marzo 1992. Inoltre dalla scheda in Enciclopedia Italiana dei Compositori Contemporanei, a cura di Renzo Cresti, III vol., 10 Cd, Pagano, Napoli 1999-2000. Cfr. Manifesto musica '94, Rugginenti, Milano 1994.



www.pippomolino.it
Questa la home page del sito di Molino:
 
Dopo l’ultimo travagliato secolo, in cui la musica e l’arte hanno osato come non mai, eccedendo in geniali o orgogliosi tentativi e scarseggiando in comunicazione, in commozione, in ironia, non abbiamo forse un po’ perso per strada questa necessità, che anche (o soprattutto) la musica sia qualcosa di incontrabile dalla globalità della persona? E incontrabile anche, almeno in qualche misura, dalla totalità delle persone, almeno non solo da quel pubblico finto che è formato solo da addetti ai lavori? 

Una grave frattura in questa ultima decina di decenni l’uomo occidentale l’ha incontrata, la frattura esplicitata dalla contraddizione che Schönberg evidenziava tra bello e vero.
Se Schönberg, specie in certi passi della sua vicenda creativa, non vedeva possibile la coincidenza tra quelle due parole, tanti altri grandi tale coincidenza, tra bello e vero, non solo hanno desiderato, ma hanno anche sperimentato ed espresso. 

Come per tutte le domande più importanti, anche in questo caso penso che non dico la risposta, ma l’affronto serio, autentico, può venire solo dall’autentica esperienza personale.

Sono sempre più convinto che l’apporto interessante nell’arte musicale (come in tutto) non venga dalle intenzioni, dai proponimenti, ma dall’innamoramento, dal fascino che la realtà è in grado di offrirmi, e insieme dall’esperienza coinvolgente (per me e di conseguenza, spero tanto, per chi ascolta) che i vari aspetti della realtà, come certamente il testo e la musica, sono in grado di far avvenire. Ecco: la musica come avvenimento. 





Renzo Cresti - sito ufficiale