home
Cd Vittorio Fellegara, “Chamber Works”, Achrome Ensemble
Cd Vittorio Fellegara, “Chamber Works”, Achrome Ensemble
Lavoro registrato a Novenove Studio di Milano nel dicembre 2021. Istituto Discografico Italiano www.idisclassica.com

L’Achrome Ensemble, che da dieci anni si sta dimostrando un gruppo assai preparato e dedito con passione alla musica del presente, realizza un bel cd dedicato a Vittorio Fellegara, compositore e organizzatore milanese nato nel 1927 e morto nel 2011. È stato Segretario dell'Accademia Filarmonica Romana dal 1956 al 1959 e dal 1960 al 2004 della Società Italiana di Musica Contemporanea (SIMC). È stato nominato Accademico dall’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo ed ha ricevuto un Premio speciale per la cultura dalla Società Interkoncert di Budapest. Ha insegnato al Conservatorio di Genova e, dal 1960 fino al 1998, all’Istituto Musicale Pareggiato di Bergamo. In questa città è stato ideatore, insieme a Pieralberto Cattaneo, e direttore artistico della rassegna Incontri Europei con la Musica dal 1982.

Nel secondo dopoguerra del secolo scorso, nell’ambiente milanese fu forte l’influenza dell’Espressionismo e poi dello Strutturalismo post-weberniano, a cui Fellegara si rifece, nella sua prima fase compositiva, modellando la sua musica su un vigoroso costruttivismo, volto a fondere il polifonismo alla Hindemith e la dodecafonia. Sono gli anni Cinquanta, quelli del Concerto per orchestra (1952), dell’Ottetto (1953), della Sinfonia (1957). Fece ricorso anche al cromatismo integrale e a un forte impegno sociale, come nelle Lettere dei condannati a morte della resistenza italiana (1954) e nel Requiem di Madrid (1958), drammaticamente ispirato dalla guerra civile spagnola e basato su stratificazioni armoniche. Nel decennio successivo vi furono altre composizioni importanti, quali il balletto Mutazioni (1962), dove la scrittura tende a allargare lo spazio sonoro; Epitaphe (1964), nel quale inizia a profilarsi una meno tormentata vocalità; Cantata (1966), che descrive in maniera interiorizzata il pessimismo dell’Infinito di Leopardi; Madrigale (1968), costruito su sonorità preziose.

L’interiorizzazione e la preziosità dei suoni introducono la fase successiva, iniziata negli anni Settanta, quando Fellegara si volge a una concezione di Hausmusik, che prevede anche un recupero di stilemi tradizionali (da Omaggio a Bach del 1975 a Herbsmusik del 1986). Ed è proprio sulla musica da camera, fra gli anni Ottanta e Novanta, che si concentra il cd. La svolta di Fellegara coincide con il mutamento dell’epoca e il maestro coglie aspetti profondi che si manifestano dopo l’art engagé e il costruttivismo. Non è che lo stile cambi, anzi, se ne coglie la continuità ma all’interno di mutazioni verso una libertà, stilistica ed esistenziale, conquistata.

Il brano più vecchio e anche quello in cui i mutamenti paiono subito evidenti è Berceuse, scritta in un anno, il 1980, che può diventare lo spartiacque verso una creatività diversa e più intimistica. Il primo brano nella scaletta del cd è però Wintermusic (1983), che appartiene al ciclo delle stagioni, brano seguito dal quartetto Herbstmusic (1986), dal significativo sottotitolo di ‘Omaggio a Mahler’. Sono brani sapientemente costruiti con elementi raffinati e che richiede un’esecuzione altrettanto raffinata, ma gli interpreti sono davvero bravi non solo dal punto di vista strumentale ma anche da quello della partecipazione espressiva.

Primo Vere (1988) è un brano per pianoforte e quartetto, il titolo significa ‘all’inizio della primavera’ e si riferisce a Botticelli, richiamato da una scrittura evocativa. Per lo stesso organico è il bel pezzo Nuit d’été (1994), intitolato in francese perché vuol ricordare la cultura francese di fine Ottocento. Per clarinetto e pianoforte è Wiegenlied (1981), una sorta di ninnananna. Conclude l’antologia Der Musensohn (1985, Il figlio delle muse), per oboe solo: «il brano spazia da momenti contemplativi a episodi quasi a danza, misteriosamente interrotti da note lunghe», scrive Gabriele Rota nelle accurate Note di copertina.

Gli interpreti, tutti bravissimo sono Antonella Bini al flauto, Stefano Merighi al clarinetto, Elia Leon Mariani al violino, Emanuele Rigamonti al violoncello e Gabriele Rota al pianoforte. Pubblicazione raccomandabile per la qualità e per la proposta del corpus di musica da camera di un grande compositore che occorre valorizzare ancor più.





Renzo Cresti - sito ufficiale