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L’opera storica "Pancha y Elisa" del compositore e direttore Diego Sánchez Haase
L’opera storica Pancha y Elisa del compositore e direttore Diego Sánchez Haase debutta con gran successo al Teatro Municipal “Ignacio A. Pane” di Asuncion in Paraguay.
 
Di Girolamo Deraco
 
Pancha y Elisa è la seconda opera scritta da un compositore del Paraguay. Storicamente, la storia di Elisa Lynch e Pancha Garmendia è qualcosa che tocca profondamente le viscere e l’anima del popolo paraguagio. L’unione di questi due avvenimenti è la storia intima, sincera ed umana di un paese che ha dato molto al sud America e molto ancora ha da dare e da dire al mondo.
 
L’azione si svolge ad Asunción nel 1855. Elisa Lynch è la moglie che il Mariscal Francisco Solano López porta dall’Europa dopo che il padre lo aveva mandato a studiare in Francia. Diventata sua sposa chiede al marito di costruire un teatro d’opera per dimostrare la grandezza culturale del Paraguay al mondo. La risposta è negativa, il marito la avvisa che presto dovrà combattere una guerra contro la triplice alleanza (Brasile, Argenitina, Uruguay).
 
Pancha fu il primo amore di Solano López, ed Elisa rammenta al marito che il popolo non la ama come Pancha, ne soffre. Poco dopo si viene a sapere di una cospirazione contro Solano López. Il fratello e la madre del Mariscal vengono scoperti. Il fratello viene ucciso e la madre imprigionata. Anche la Pancha viene sospettata di far parte della cospirazione. Lei però non è una traditrice ne di Solano López ma sopratutto della cospirazione. Pur di non rivelare i nomi dei cospiratori si taglia la lingua, così non potrà parlare, e le mani, così non potrà scrivere. Solano López decreta la sua morte e la fa giustiziare a colpi di lance.
 
Calano le luci in un pienissimo teatro. Quando il Maestro Diego Sánchez Haase appare per prendere il suo posto sul podio, un boato lo accoglie come un gladiatore. Tutti sanno il perché. Diego Sánchez Haase si prende la responsabilità, con un grande atto coscienzioso e artistico, di mettere in scena la storia profonda del Paraguay conosciuto dopo l’arrivo degli spagnoli, e lo fa con un’opera contemporanea. Questa guerra metterà in ginocchio il Paraguay, tanto che l’ottanta percento della popolazione maschile morirà. Pancha è l’icona massima della donna paraguagia che lotta per ricostruire il paese.
 
Come se non bastasse, il libretto, completato nelle parti mancanti da Alcibiades González Delvalle, è un lavoro di Augusto Roa Bastos “el supremo scrittor” del Paragauy, un’icona della penna. Gli ingredienti base sono di altissima qualità. A questo si aggiunge la regia simbolista Agustín Núñez, con i costumi e la scenografia di Rolando Rasmussen, anch’essi portati all’estremo simbolismo.
 
In una lettera del 1991 di Roa Bastos scoperta recentemente in Argentina e indirizzata alla soprano e musicologa Eleonora Noga Alberti (presente alla prima e che dovrebbe essere stata, così come scritto nella lettera, la voce della Pancha) si conferma che lo scrittore aveva pensato un testo che poteva essere messo in scena sia come una piece teatrale, sia come un film e sia come un’opera. Per l’opera aspettava di incontrare il compositore per poterci lavorare insieme. Purtroppo non è avvenuto poiché è morto prima. Così Sánchez Haase e González Delvalle decidono di completare il libretto nelle parti mancanti sugli appunti dello scrittore. Il libretto non è semplice da musicare, è pieno di discorsi dialogici e privo praticamente di arie, in più ci sono cambi scena repentini, che nella messa in scena di un’opera non sono di facile realizzazione. Nel completare il libretto si decide di lasciare il materiale originale. Il compito arduo di musicare un testo fatto spesso di scambi veloci è risolto, in maniera sottile dal compositore, appoggiandosi sulla tecnica dei Leitmotif. La parte melodica passa all’orchestra mentre le voci declamano il testo finendo spesso la frase con brevi slanci melodici. Gli ariosi, la dove è possibile, sostituiscono le arie. L’impianto armonico esatonale, che spesso apre a sonorità aspre costruite da cluster, multifonici, ricercatezze timbriche e dissonanze ben costruite, non manca di appoggiarsi ai richiami popolari della polca paraguagia, nella fattispecie l’intermezzo, che è un capolavoro. La musica sospende l’azione drammatica. L’opera diventa simbolica.
 
Anche la regia, distribuita su tre praticabili di diverse altezze è minimal e ben congeniata, anche se a volte manca di fluidità dovuta ai cambi repentini delle azioni sceniche. I costumi sono buoni così come i pochi elementi scenografici. Di particolare effetto il finale dell’opera, dopo che Pancha viene uccisa, la discesa di un grande scheletro sulla scena, l’estremo simbolo che annuncia la morte dell’eroina e la possibile morte del popolo del Paraguay, cosa che per fortuna non è avvenuta.
 
Le voci principali del cast sono quasi tutte del Paraguay e sono di grande spessore. Elisa Lynch è la soprano Monserrat Maldonado, una voce sicura, potente che non si risparmia nel dare emozioni; grande prestazione artistica. Il Mariscal Francisco Solano López è il tenore Reinaldo Samaniego. Anche lui ricopre il ruolo più che egregiamente. La voce è perfetta non si lascia andare mai nonostante la difficile scrittura del suo ruolo; il compagno ideale della Maldonado. Nella prima recita, Pancha Garmendia è la soprano Alba Álvarez, una soprano con grandi capacità. Tecnicamente sa quel che fare, ma a volte non riesce a passare sopra la possente orchestra scelta da Sánchez Haase; il ruolo più debole dei tre personaggi principali. Nella seconda recita, rispetto alla Álvarez, la giovane soprano Alejandra Meza tiene testa a Maldonato e Samaniego. Meza ha davanti un futuro raggiante. I ruoli secondari sono ben distribuiti e funzionali per le qualità dell’opera. Da sottolineare il tenore Rodolfo Gonzales nel ruolo di Padre Fidel Maiz e la mezzo soprano argentina Anahí Fernández Caballero che nel ruolo della Vecchia (una sorta di veggente) riesce molto bene sia tecnicamente che emotivamente (questa parte è in chiusura dell’opera ed è pure una tra le più belle dell’opera dal punto di vista compositivo). Bene anche il coro e l’orchestra. La seconda, nonostante sia messa a dura prova dalla scrittura del compositore, risponde prontamente con risultati ottimi. La direzione dell’opera è del compositore stesso. Una sicurezza per l’orchestra non solo perché il Maestro Diego Sánchez Haase sa bene quel che vuole dalla sua musica, ma anche perché, semplicemente, è un gran direttore. Tutti i gesti misurati, perfetti. Un artista completo.
 
Con quest’opera, nel sud America, tira aria di cambiamento. Il pubblico ha riempito le due recite con un sold-out. Il popolo vuole l’opera. Tutto questo, sa di “rinascimento paraguagio”.
Pancha y Elisa
Opera in tre atti
 
Musica: Diego Sánchez Haase
Libretto: Alcibiades González Delvalle su un’opera di Augusto Roa Bastos
 
Elisa Lynch: Monserrat Maldonado,
Francisco Solano López: Reinaldo Samaniego
Pancha Garmendia: Alba Álvarez (20), Alejandra Meza (21)
La Vecchia: Anahí Fernández Caballero
Padre Fidel Maiz: Rodolfo Gonzales
Anziano: Mathias Barranco (20), Nicolàs Romàn (21)
Il Pittore Saturio Rìos: Carlos Vittone (20), Mathias Barranco (21)
Zia Petrona: Gisella Gill
Zia Angelica: Gabriela Arias
Madre di Pancha: Angie Diaz (20), Lila Valdes (21)
Presidente del Congresso: Diego Delvalle
Sconosciuto: David Neufeld (20), Marco Barchetta (21)
Ufficiale 1 e 2: Jesùs Guerrero Ayllòn
 
Coro: Arandu Purahéi
Maestro del Coro: Jacqueline Cohen
Pianista preparatore: Miguel Ángel Santa Cruz
 
Orquesta Sinfónica del Congreso Nacional del Paraguay
Direttore: Diego Sánchez Haase
Costumi e scenografia: Rolando Rasmussen
Regia: Agustín Núñez
 
Produzione a cura del Cultural de la República El Cabildo
Sponsor principale Fondazione Augusto Roa Bastos
 
Teatro Municipal de Asunción “Ignacio A. Pane” 20 e 21 giugno ore 20:30
 



Renzo Cresti - sito ufficiale