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Nella notte, la fiamma, romanzo
Dal romanzo di Renzo Cresti, Nella notte, la fiamma, Ibiskos, Empoli 1995.

Presentazione di Carmelo Mezzasalma
Postfazione di Gianfranco Pernaiachi


Il ricongiungimento (ultimo paragrafo del libro)

Il tempo è passato velocemente, e ora Anna ha qualche ruga in più. Nel suo bel viso ch'è rimasto fresco, ha soprattutto uno sguardo diverso, se possibile ancora più profondo, ma vago e assente, occhi che guardano fuori distrattamente, rivolti sostanzialmente all'interno, con una concentrazione assoluta.

Oreste è morto da un paio di anni e anche qualche altro amico se n'è già andato. Anna vive sola, una condizione comunque molto diversa da quella di anni addietro, quando si lasciava prendere da una quotidianità filamentosa che girava su se stessa, creando una spirale che la isolava dagli altri. Ora la solitudine acquista uno spessore di emozioni e sentimenti che prima erano volutamente tenuti a distanza. Su quei sentimenti adesso Anna ci vive.

Come il poeta cieco, Anna è pervarsa da una forza che la porta al di qua, verso il suo essere, verso quel suo mondo interiore strabocchevole di sensazioni, di ricordi e d'amore. Incantata si sofferma a osservare i quadri di Marco, che riempiono ogni centimetro delle pareti e, soprattutto, occupano tutto il suo spazio interiore.

Nei quadri di Marco, in ogni figura ritorna sempre il suo volto, in ogni linea Anna rivede i gesti di Marco e ogni forma corrisponde a una parte del suo corpo: alle braccia, alle mani, agli occhi, al sesso. E' straordinario come i segni e i colori corrispondono perfettamente all'essenza di chi li aveva donato vita, e in quei segni la massima sofferenza e la suprema voluttà hanno un'espressione assolutamente uguale.

Nei quadri di Marco il viaggio di Hermes e il focolare di Hestia, lo spazio aperto del Mondo e il raccogliersi della Terra, si conciliavano, con gioia.

Erano tanti i sorrisi di Marco e i suoi improvvisi sguardi tristi, ora li rivede nelle pennellate sulle tele; Anna si perde dentro quei quadri, abbracciando Marco, parlandogli come fosse presente. Com'è strano e bello parlare con le opere di Marco, menzionando fatti e ricordi d'amore, argomenti comuni, eppoi accendersi una sigaretta. Spesso le telefonava Franco, le piaceva sentirlo perché‚ le parlava sempre di Marco, qualche volta lo invitava a cena, ma raramente, perchè‚ alla sera le piaceva starsene da sola, con il suo dolcissimo rammemorare.

"Parlami, Marco, raccontami ancora della tua giovinezza, dimmi un poco i tuoi pensieri, cosa fai e come stai? Come stai Marco, ora che sei lontano da me, ti prego non buttarti giù, non soffrire di nostalgia, ci saranno anche altre donne nel posto dove sei, no? Non sono gelosa, l'importante è che tu stia bene. Hai bisogno di qualcosa, mio dolce Amore? Cosa può fare la tua Anna per te? Ora capisco perchè, negli ultimi tempi, mi dicevi di avere la sensazione di essere in ritardo, di avermi conoscita troppo tardi, di non avere avuto il tempo desiderato a realizzare pienamente la tua vita con me, perchè‚ solo con me ti senti bene. Dimmelo ancora che mi pensi, che ti piaccio, che con me sei felice. Sei davvero felice, come mi hai detto l'ultima volta? Sei felice perchè‚ non cerchi più la felicità, ecco perché /…/

Oh, Marco! Come vorrei averti, sono ancora tanto innamorata di te. Noi innamorati abbiamo una pienezza superiore, conosciamo una felicità sconosciuta agli altri uomimi, solo a noi appartiene la ricchezza della vita, il giardino fiorito e il succo dei frutti. In fondo sei fortunato, sai, io non sono brava a comunicare i miei sentimenti, mentre tu sei riuscito a esprimere tutta la tua vita nella tua arte. Proprio ora ti sto scrivendo davanti, ma che dico davanti, dentro a un tuo quadro, e mi sento struggere per te.

Se ora riesci a vedermi, puoi vedere il mio avvenire, contempli la mia morte e il mio ritorno a te. Ciao Amore, dormi bene, la tua Anna ti è accanto e ti coccola cullandoti dolcemente." Così Anna scrive al suo amore, per non sentirsi sola, ma Marco non potrà mai ricevere questa lettera.

Marco è morto.

"Se Marco è morto" - si diceva fra sè‚ Anna - "allora vuol dire che non esiste la morte, perchè‚ lo sento vivo come sempre. E se non esiste la morte, allora vuol dire che non esiste neanche la vita. Terra e Cielo sono davvero tutt'uno".

Era venuto a morire fra le sue braccia, ultimo porto, porto di pace e di passaggio, questa volta definitivo. Dopo le inquietudini e il vagabondaggio, aveva capito dove andare a concludere il suo pellegrinaggio ed era morto serenamente, sussurrando ad Anna: "grazie, ora so Amore mio, perchè‚ ti ho amata tanto, capisco il significato del dolore, solo soffrendo potevo venire a morire dolcemente da te. La mia vita è stata una difficile avventura, che solo una donna come te poteva concludere positivamente. Per amare te ho dovuto superare mille prove, affrontare il mondo, mi occorrevano gli insegnamenti dei momenti di angoscia e di quelli radiosi, bisognava che accumulassi in uno scrigno immagini e sentimenti, esperienze e illusioni, per amare te. Sai Anna, quanto mi è costato morire così fra le tue braccia? E quanto sono stato felice di viverti? Il tuo amore me lo sono guadagnato negli anni della mia gioventù, raggelata da venti di dolore, sta là il pozzo da cui ho attinto per essere in grado di accoglierti. Fra le mie tante storie, la tua è stata troppo breve, ma è stata la più bella e ricca, la più profonda e vera.

Ora so che l'attrazione fatale che provavo per te era l'attrazione verso il ricongiungimento estremo, verso mia madre e mio padre, verso la Terra, verso l'Amore. Piaccia agli dei, nel trapasso dei soli nelle ombre, mutarmi in uccello leggero. Sei tu, la mia Grande Madre, tu che la cercavi sempre la sei diventata per me; l'ho sempre intuito, non te l'ho mai detto perchè, sai com'è, nella quotidianità dire queste cose ti sembra di esagerare, sono cose che vanno pronunciate in casi estremi, come una formula magica, in un clima di preghiera, dove la verità si spoglia dalle incostrazioni della vita di tutti i giorni.

Sono contento di morire potendoti sussurrare per l'ultima volta che ti amo, mi sarebbe dispiaciuto partire senza questo dolce commiato, ora la morte mi prende da amica, come l'estrema delle mie abitudini. Sono entrato dai tuoi occhi per trovare un soffice sentiero che mi ricongiungesse al dove sono venuto.

Non sei stata tutta la mia vita, non so se in questi momenti anche gli altri si confessano, comunque devo chiederti un ultimo favore: ti spiace prendere nella tasca della mia giacca un indirizzo che ho segnato su un foglio, è di una mia amica, anche lei fa il pittore, è stata una mia allieva tanti anni fa, quando ancora non ti conoscevo, si chiama Elena, ti prego di avvertirla." Anna seguiva amorevolmente il leggero imbarazzo di Marco e cercava di rassicurarlo sorridendogli. "Certo Amore lo farò, ma farò di più, se lei vorrà diverrà la mia migliore amica, perchè‚ sento che in lei c'è rimasta una parte di te, vedrò le mani di Elena continuare il tuo lavoro e sarò felice di sapere che quelle mani ti hanno fatto felice, dovrò ringraziarle".

Marco fu felice e con un filo di voce fece la sua ultima dichiarazione d'amore: "sei buona Anna, sapevo che il ricongiungimento in te sarebbe stato totale. Ti ho conosciuta tardi e ho avuto poco tempo per goderti e per imparare da te la bontà, ma è un rammarico di poco conto, perchè‚ comunque ti ho avuta e sei stata la persona più importante, quella conclusiva, colei che ora mi accoglie e mi benedice. Grazie Anna, rimarrà il tuo Amore, per sempre".

Lei gli stringeva forte le mani e lo guardava con gli occhi pieni di lacrime e di tenerezza, mentre il cuore le squarciava il petto e tutto il corpo le bruciava di Amore ardente e vivo.



Alla memoria di Anna Burrini
 
 
 

 
 
 
 




Renzo Cresti - sito ufficiale